I grandi rifiuti editoriali della storia
Chi di noi (scrittori o aspiranti scrittori) non ha ricevuto un rifiuto dalle case editrici, o un commento negativo da qualche lettore? Spesso anche più e più volte. E spesso le critiche ci vanno giù pesanti. Così, ci passa la voglia di scrivere, perché queste lingue biforcute ci portano a credere che non abbiamo alcuna abilità.
Bene, è successo a tutti. Ma proprio a tutti. Anche ai nostri miti, quelli che leggiamo da sempre.
Non ci credi? Leggiti questa bella lista di rifiuti e ti renderai conto che, se il tuo obiettivo è farti pubblicare da una grande casa editrice, non devi mai mollare!
I grandi rifiuti editoriali della storia: eccone alcuni famosi
Melville – Moby Dick
“Non adatto al mercato dei giovani.” Sicuramente il commento di un genio.
Forsyth – Il giorno dello sciacallo
“Il suo libro non interessa a nessuno”, disse la W.H. Allen&Company. Hanno sbagliato di poco. Il libro ha venduto oltre dieci milioni di copie in tutto il mondo.
Nabokov – Lolita
“Per gran parte è nauseante, anche per un freudiano illuminato… è una specie di incrocio instabile tra una realtà orribile e una fantasia improbabile. Consiglio di seppellirlo sotto una pietra e tenerlo lì per almeno mille anni”. Un giudizio senza dubbio lungimirante.
J.K. Rowling – Harry Potter
Decine di rifiuti, assolutamente non adatta a scrivere libri. Le dissero di non lasciare mai il suo lavoro da impiegata, o avrebbe fatto la fame. Anche qui, hanno sbagliato di pochissimo. 450 milioni di copie vendute e 7,7 miliardi di dollari incassati dai film.
Anna Frank – Il diario
“La ragazza non possiede, a mio parere, una speciale percezione o sensibilità che sollevi quel libro al di sopra del livello di curiosità”. Vale la pena commentare, in questo caso?
Joyce – Ulysse
Una editor della Hogarth Press disse che il libro era di una noia mortale. E aggiunse: “Sono irritata da questo liceale a disagio che si gratta i foruncoli”. Già i commenti fanno scalpore, ma chi era questa editor? Virginia Woolf, ebbene sì. Tutti possono sbagliare.
Zafón – L’ombra del vento
“È una storia anticommerciale”, dissero che avrebbe venduto solo 3 copie. Margine di errore accettabile, dài. Ne ha vendute solo 8 milioni in più.
Tamaro – Illimtz
“L’unica cosa ammirabile di lei è la caparbietà nel credersi capace di scrivere” è la risposta migliore che la nostra grande scrittrice ricevette in oltre 20 rifiuti, da Einaudi.
Lawrence – L’amante di Lady Chatterley
“Per il tuo bene, non pubblicare questo libro”. Per il vostro bene: non valutate più manoscritti!
Stephen King – Carrie
“Non siamo interessati alla fantascienza distopica. Non vende”. No, infatti, non vende.
Hemingway – Fiesta
“Ho trovato il suo libro noioso e offensivo al tempo stesso. Non sarei sorpresa di scoprire che ha scritto tutta la storia chiuso dentro a un club, con il pennino in una mano e un bicchiere di brandy nell’altra”. Forse lo ha fatto davvero…
Ma anche Gabriel García Márquez con “Cent’anni di solitudine”, Conan Doyle con i primi libri su Sherlock Holmes e tanti altri hanno ricevuto decine di rifiuti. E anche ai Beatles venne detto che non avrebbero mai fatto carriera, se vogliamo uscire dal nostro contesto letterario.
I grandi rifiuti editoriali della storia: conclusioni
Morale della favola? Lo hai ben capito: non mollare mai e non credere sempre a chi parla male di te e delle tue opere. Fa’ tesoro dei consigli, ma renditi conto che gli esseri umani non sono infallibili. Soprattutto quando giudicano un’opera. Studia, impegnati e va’ avanti per la tua strada, a testa bassa!
2 Commenti
Mi piace scrivere,mi fa sentire bene con me stessa,quando mi metto alla tastiera,la mia anima e fuoco vivo che arde e non smette mai di spegnersi.
Che belle parole, Antonietta!
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