Intervista a Vincenzo Arrighini: tra vita e scrittura
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In queste righe ti farò conoscere meglio Vincenzo Arrighini, uno studente della nostra scuola online, ma soprattutto un esempio di vita.

Un uomo che, tra mille difficoltà, è riuscito a trasformare la passione per la scrittura in un lavoro.

Leggi tutto, fino alla fine, ti cambierà il modo di vedere il mondo, la vita e la scrittura. Ti do la mia parola.

 

Ciao Vincenzo, complimenti per il tuo nuovo lavoro. Parlacene un po’: come nasce, quanto tempo ha richiesto, di cosa parla?

Caro Roberto, anzitutto ti ringrazio sinceramente per quanto, come insegnante e come uomo, hai saputo darmi, è raro trovare oggi dei formatori del tuo livello e con la tua capacità di insegnamento.

Lasciamelo dire, per me sei un Coach nato.

Ora, venendo al mio ultimo lavoro, “Racchiuso nel guscio”, ti dirò che si tratta di un romanzo filosofico, didattico a sfondo scientifico, studiato però per il grande pubblico, nato da lunga riflessione e fra molte difficoltà, in primis la mia malattia.

L’idea nasce da lontano, da una storia vera e vecchia di oltre vent’anni, una storia però, dai tratti attualissimi, addirittura futuristici e al contempo antichi…  Quasi magici…  Ricca di insegnamenti, riflessioni, emozioni, concetti inattesi e oggetti davvero inconsueti…

Fantastici, oserei persino dire.

In sé l’opera, per essere portata a termine ha richiesto più o meno un anno e mezzo di lavoro, dato che conta più di seicento pagine, ma è vero anche che sono stato più volte interrotto dai miei acciacchi, quindi in realtà ce ne sono voluti tre.

Tuttavia mi sento di dare subito un consiglio, a chi nutre nel cuore la vera passione per la scrittura: badate bene alla forma. Errori e imprecisioni, sono macigni che potrebbero facilmente vanificare tutti i vostri sforzi.

Adesso veniamo a quel che vuole raccontare questo libro.

Il romanzo è ambientato nella Genova dei primi anni novanta, e il protagonista, un giovane poeta di nome Fabio, si trova a barcamenarsi sul mare della vita, fra scuola, lavoro, e l’andare a prendere sua sorella minore all’asilo.

È quindi un ragazzo assai responsabile per la sua età, e direi che la vita non è stata molto docile con lui…

La sua famiglia ha forti difficoltà economiche, il suo rapporto col padre è conflittuale, fino al punto di far vacillare le sue fragili certezze sul futuro, e la sua più grande passione è continuamente svilita, sminuita e considerata alla stregua di una perdita di tempo.

Ha poi problemi con un gruppo di bulli a scuola, e come se non bastasse, arriverà qualcosa che lo sconvolgerà davvero profondamente.

Tuttavia Fabio è un ragazzo forte.

Lui ama la poesia e i poeti che hanno fatto la storia della sua città e del suo paese, la ama così tanto da non sprecare occasione per andare in biblioteca a cercarne di nuove, o per passare davanti alla targa del suo poeta preferito, Montale.

Presto, caro Roberto, entreranno nella storia altri personaggi, come ad esempio la madre e la sua fidanzatina, la quale però sembrerà anche lei non interessarsi molto alla passione del nostro giovanotto.

Un altro invece lo incontrerà quasi per caso al parco dell’Acquasola.

Si tratta di un ragazzetto dai grandi occhi espressivi, ma con forti problematiche di identità sessuale, e un profondo senso d’inadeguatezza quasi imperante.

Beh, lui invece, nel suo cuore non solo apprezza la passione di Fabio, ma in realtà lo ama proprio, nel vero senso della parola.

Sarà in definitiva, solo verso il termine della storia che si incontrerà il personaggio più entusiasmante e coinvolgente di tutto il romanzo, un personaggio che di gran lunga attirerà l’attenzione di Fabio. Si tratta di un uomo anziano di nome Esparide, un uomo misteriosissimo e che ha al seguito un bellissimo cane.

Sarà lui a dare al nostro protagonista degli spunti molto importanti, intuizioni che in fine gli apriranno le porte di un mondo davvero sconosciuto, e che lo renderà sempre più assetato di sapere.

Le spiegazioni di questo vecchietto, si renderanno ogni giorno più interessanti e misteriose, avvicinando il nostro giovane poeta al mito, all’arte, alla matematica e in special modo alla fisica del “Caos” e cioè alla scienza delle sorprese, nonché ai numeri dei fenomeni non lineari e imprevedibili, un vero e proprio scenario alla “Sliding Doors”, dove ogni domanda del tipo: “cosa sarebbe successo se…”, ha davvero una sua risposta, e credimi, non è affatto un modo di dire…

Qualcosa di assolutamente affascinante, e che ci conduce alle porte del cosiddetto: multiverso, nonché e a quelle del sacro mito dell’Albero d’oro.

Ecco, tutto qua.

 

Quali sono i tuoi punti di riferimento, dal punto di vista culturale, e perché?

Se ci vogliamo soffermare sui punti di riferimento culturale su cui si poggia questo romanzo e a cui mi riferisco, in primo luogo indicherei la poetica montaliana,  assieme alle più grandi teorie scientifiche attuali riguardanti la fisica della meccanica classica e quantistica, della relatività, del multiverso, delle stringhe, della termodinamica e della gravità quantistica a loop, nonché le teorie matematiche di Kurt Gödel sull’esistenza di Dio, o di Riemann, Hardy e Ramanujan, sui numeri primi.

In poche parole, anzi nomi: Montale, Einstein, Heisenberg, Bohr, Pauli, Hugh Everett III, Steinhardt, Turok, Turing, Guth, Green, Kaku, Hawking, Eulero, Gauss, Riemman, Gödel, Ramanujan, Clausius, Fibonacci, Eratostene ecc.

Riguardo invece i miei principali e personali punti di riferimento culturale, te li mostrerò dividendoli in cinque branche:

  • Poesia e Letteratura Italiana: Montale, Leopardi, Pascoli, Ungaretti, Dante, Pirandello, Calvino, Svevo, Totò, Collodi, Eco.
  • Poesia e Letteratura straniera: Neruda, Lorca, Rimbaud, Verlaine, Bradbury, Orwell, Harper Lee, Asimov, Kafka.
  • Arte: Picasso, Van Gogh, Leonardo, Dalì, Kuš, Monet, Magritte, De Chirico, Klimt, Michelangelo, Bernini, Donatello, Alfieri, Rodin.
  • Musica: Jethro Thull, Genesis, Pink Floyd, Yes, Queen, Tulls, De André, Branduardi, Bach, Morricone, Bosso, Matteis.
  • Scienza: Einstein, Heisenberg, Bohr, Green, Gödel, Gauss, Eulero, Rovelli, Turing, Hawking.

 

Io ho avuto il piacere di averti come studente nella nostra scuola online e di conoscerti meglio. Non hai mai nascosto il modo in cui la tua salute ha inciso sul tuo pensiero e sui tuoi lavori. Come sei riuscito a trasformare una malattia in risorsa?

Cercherò di farti entrare nel vivo della mia esperienza, che in realtà è molto simile a ciò che hai fatto anche tu.

In primo luogo ho dovuto affrontare tutti gli stadi che portano naturalmente dal rifiuto all’accettazione, quindi ho in fine compreso e interiorizzato la mia condizione: “Io sono un malato cronico, affetto fin dall’adolescenza dal morbo di Crohn, una patologia di origine autoimmune, degenerativa, fortemente impattante e debilitante”.

Più volte, e non lo nego, “Lei” ha letteralmente tentato di “spegnermi”, sì perché il dissanguamento massivo e i dolori lancinanti, è questo che fanno: ti accartocciano, ti spezzano e poi… ti spengono…

Anzi no… ti troncano, non lasciandoti tempo alcuno per terminare i tuoi obbiettivi, per affrontare le tue paure, per rivelare ai tuoi cari quanto amore nutri per loro…

Credimi, tutto questo è tanto terrificante quanto stupefacente…

Ma il perché di questa affermazione, non lo spiegherò qui, né a te, né a chi prima o poi, incapperà fra queste righe, in quanto è uno dei messaggi che sono contenuti proprio all’interno del romanzo.

Un lavoro, che ho compiuto, nei periodi di salute più stabile e per il resto, quasi totalmente di notte, nelle ore e nei giorni di riposo, dato che su turni, presto anche il mio servizio in ospedale.

In effetti, e come ben sai, Covid ha costretto tutto il mondo sanitario ad orari e carichi di lavoro impressionanti, e nel mio piccolo ha portato me e mia moglie, più volte a contatto col pericolo e la possibilità di divenire a nostra volta delle vittime.

Tuttavia, siamo ancora qui.

Fortuna?

Beh! In parte, il resto è forza di volontà, è passione, è voglia di vivere, perché alla fine la vita è un’avventura straordinaria, e pensa un po’: una possibilità che non dovrebbe nemmeno poter esistere…

Questa cosa però, non te la racconta Vincenzo e basta, in realtà lo dice in altri termini e a tutti noi, una favolosa equazione di Clausius: DS universo ˃ 0…

Quindi, e scusa il gioco di parole, se già il tempo concesso alla vita è poco, e le sue possibilità di “esistenza”, addirittura non dovrebbero nemmeno “esistere”, perché sprecare l’opportunità che si cela nell’insegnamento che può dare una disabilità o una patologia come la mia?

La Creazione stessa, non spreca nulla…

Vi è un’antica legge in merito: “se non serve, allora nemmeno esiste”.

Nulla viene sprecato… Nemmeno l’energia per costruire qualcosa che non serve…

Quindi mi sono detto: “ma tutto questo, può servire? E cioè: essere d’aiuto a qualcuno?”

Me compreso…

Può l’esperienza, per quanto traumatica, di questa malattia divenire un mezzo di sensibilizzazione, di conoscenza, di prevenzione e persino uno strumento per la narrazione?

La risposta è sì, Roberto!

La possibilità, che un evento patologico traumatico imprevisto e imprevedibile possa letteralmente spazzare via di schiocco una vita, anche giovane, magari nel pieno del vigore della sua esistenza, secondo te non può essere un ottimo motivo di suspense narrativa?!

Certo che lo è!

La malattia dunque, non mi ha solo tolto, mi ha anche dato…

Cosa?

Opportunità…

Ecco come ci sono riuscito, considerandola per l’appunto: “un’opportunità”.

 

Tu sei una delle rare persone che sanno miscelare prosa e poesia nelle stesse righe. C’è davvero differenza tra questi due approcci, oppure no? E perché?

Per quanto concerne il “Mix” fra prosa e poesia devo dirti che, come sai, sono certamente due approcci diversi, ma che in realtà si possono fondere.

Nella prosa, l’espressione dei pensieri avviene per mezzo di parole non legate a schemi metrici, e l’andamento musicale, cioè il “ritmo” del discorso, è determinato dalla punteggiatura che rende il testo “continuo”, nei suoi periodi sintattici.

Differentemente, nella poesia, ci sono dei fattori che nettamente la distinguono.

In primo luogo la poesia è in versi, i quali compongono un discorso il più delle volte ricchissimo nella semantica, poi è presente l’uso delle forme retoriche, e la musicalità della struttura non può essere dispersa e dissipata, deve restare “immanente”.

Tuttavia, come ti ho detto all’inizio, le due possono fondersi, e ciò poiché prosa e poesia sono in realtà “musica” entrambe.

Quindi basterà calcolarne i “tempi musicali”, scegliere quale delle due è la più opportuna e consona per il messaggio che si vuole dare, ma attenzione: ci sono alcune controindicazioni…

La prima è che la poesia è spesso sentita come “emozione personale”, magari troppo personale, per cui potrebbe risultare “stucchevole”, inopportuna per il momento scelto, oppure non condivisibile (anche in parte) interiormente, esteticamente, musicalmente e persino a livello psicologico.

La seconda riguarda la lunghezza: troppo lunga potrebbe annoiare, mentre se fosse troppo corta potrebbe non giungere al suo obbiettivo.

La terza riguarda la frequenza: è bene ci siano poche poesie, in un testo che principalmente è prosa, perché ovviamente il “troppo è troppo”, si rischia solo di bloccare inutilmente il ritmo della narrazione.

La quarta si riferisce al “significato”, il quale deve assolutamente essere sempre pertinente e comprensibile.

In ultima analisi si deve sceglierne adeguatamente stile e registro, anche perché questi potrebbero benissimo non essere “consoni” al contesto generale, nonché allo stile e al registro del testo in prosa.

Un esempio per tutti: se il mio testo parla di Dante, può essere utile inserire qualche verso scritto nell’italiano del trecento e cioè in “Fiorentino”.

Viceversa inserirvi una poesia di Palazzeschi, stonerebbe al quanto, a meno che non sia quello lo scopo, ma in tal caso bisognerà specificarlo preventivamente.

Detto ciò: moderazione (con la poesia), senso, pertinenza, incisività, originalità e musicalità.

Per concludere direi quindi che c’è differenza, e al contempo “non c’è”…

Se sai come utilizzarle.

Quali consigli daresti a chi vuole avvicinarsi al mondo della scrittura e farne un lavoro?

Come te, molti mi hanno chiesto quali sono i miei consigli per chi si avvicina al mondo della scrittura, anche col fine di farne un lavoro, e quello che posso affermare con certezza è che: “Vivere di scrittura” si può! Certo è difficile e richiede sacrificio, ma si può!

Come?

Preparazione, perseveranza, precisione, costanza, approfondimento, lettura e apprendimento costanti, dedizione e ampliamento delle proprie capacità, così da poter essere presente ed agire in diversi settori, ovviamente anche e soprattutto in quelli appartenenti a questo magnifico mondo, diversificando di conseguenza l’offerta data e il proprio “portafoglio”.

 

Dicci quali sono, secondo te, 10 libri da leggere obbligatoriamente e perché.

E ora, siamo arrivati ai dieci libri che per me sono fondamentali, testi che bisogna assolutamente leggere almeno una volta nella vita.

  1. Ossi di seppia” di Montale;
  2. Gli Idilli” di Leopardi,
  3. Il fu Mattia Pascal” di Pirandello,
  4. “Il Visconte dimezzato” di Calvino,
  5. “Il nome della Rosa” di Eco,
  6. “La coscienza di Zeno” di Svevo,
  7. “La metamorfosi” di Kafka;
  8. “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury;
  9. “1984” di Orwell;
  10. “The Last Question” di Asimov.

 

Secondo il mio modestissimo parere, questi libri sono effettivamente le prime dieci chiavi fondamentali, che consentono all’animo umano di poter vedere il mondo in modo “Differente”, ed è stata una vera fortuna per me poterli leggere.

 

Per chiudere: quali sono i tuoi progetti futuri, ci puoi svelare qualcosa?

Parto dicendoti che “Racchiuso Nel Guscio” non è solo il titolo del mio ultimo romanzo, in realtà è il titolo di una vera e propria saga! Un’opera suddivisa in parti, la prima, “L’Ilare di Oiarbbef”, uscita a Giugno 2020, è costruita con l’intento e la missione di condurre il lettore attraverso concetti straordinari, alcuni dei quali davvero inconsueti o addirittura nuovi.

Un percorso intricato, ma reso semplice al lettore, perché lo potrà vivere attraverso gli occhi e le avventure del nostro giovane protagonista: Fabio.

Sin dal primo istante in cui il lettore metterà “piede” fra le sue righe, la sensazione che avrà sarà quella di esservi stato catapultato dentro, e praticamente, attraverso le sue parole, gli sembrerà di star guardando un “Film”.

Questo perché, sin da subito verrà accolto fra le sue pagine, esattamente come a un ospite si porgono gli onori di casa.

Una narrazione quasi “personale”, che rende il lettore l’interlocutore diretto e prediletto del narratore, il quale gli mostrerà pian piano tutte le vicende della storia.

Per concludere, ti svelerò quindi che ci sono diversi segreti e sviluppi in questa “favola”… Un romanzo per tutta la famiglia, coinvolgente e straordinario, perché inoltre tratto da una storia vera!

Pertanto, scrutate e meravigliatevi, delle infinite possibilità di ciò che gli antichi chiamavano “I Mbledhur në guaskë” e cioè: il “Racchiuso Nel Guscio”.

Ancora un abbraccio fortissimo e a presto!

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